Dire
raffazzonato sarebbe ingiusto. Rattoppato con gusto potrebbe essere più
appropriato. Parliamo del programma dell’edizione 2001 della Country Night in
quel di Gstaad. I lettori di Country Store ormai conoscono la manifestazione
meglio di altri e sanno che è il miglior Country Event Of The Year in Europa.
L’appuntamento
è per i giorni 8 e 9 Settembre con il consueto meccanismo di anticipo/raddoppio
dello show al venerdì 7 (biglietti per il sabato come sempre esauriti già a
Luglio). Perché ‘rattoppato’? Be’ ormai lo sanno tutti, specie quelli che
bazzicano siti web svizzeri, che headliner doveva essere Loretta Lynn. Ma a
fine marzo la ‘coal miner’s daughter’ è stata ricoverata per una polmonite da
cui ha tardato a riprendersi. Non siamo al corrente delle sue attuali
condizioni e non possiamo che augurarle di stare bene molto presto ma l’attesa,
ed il conseguente ritardo nel confermare il programma, sono stati quindi più
che sensati e giustificabili.
Sarebbe
stato un gran bel regalo per tutti noi vedere Loretta Lynn su un palco europeo
così vicino all’Italia. Il suo nuovo CD Still Woman Enough giustificava
le aspettative di chi voleva constatare quanto rivificati fossero la sua vena
creativa ed il suo repertorio dopo tanti anni di semi-inattività. Dovremo
aspettare ancora. Pazienza, i fans italiani ci sono abituati. Ma comunque
vestita, la Country Night è ormai attesissima qui da noi.
Accantonata
dunque Loretta Lynn con non pochi rimpianti, ecco saltare fuori dai cappelli
dell’algida Trisha Walker e di Marcel Bach Collin Raye (Wray all’anagrafe), il
‘tenore più muscolare della country music’ come qualcuno lo definì a suo tempo.
L’avevamo già visto sullo stesso palco nel 1993 e ne avevamo apprezzato lo
show. Erano i tempi di In This Life, una canzone che toccava il cuore di
ogni coppia sposata, e dell’omonimo CD che la trainava al n.1. Personalità
artistica con discutibile tendenza a cospargere di zuccherosissimo
sentimentalismo le sue canzoni, pure Collin Raye non è mai stato discusso per
qualità e capacità interpretativa.
Le
classifiche gli hanno reso omaggio ripetutamente a partire dal 1992 con Love
Me al primo posto dove rimase per tre settimane. Il suo
terzo album Extremes conteneva tre Top 10s: Little Rock, Man
Of My Word e My Kind Of Girl. A tutt’oggi, la lista arriva a sette album, sfornati a
getto annuale costante e forse per questo non tutti clamorosi ma di livello,
per i nostri palati, mediamente più che accettabile. A Nashville, Raye è una
star affermata ed è sempre presente tra le nominations annuali benchè non abbia
ancora raccolto Awards.
Come già
detto, il suo forte sono le ballate sentimentali, belle, toccanti, coinvolgenti
e soprattutto ‘catchy’ fin dal primo ascolto, ma il nostro non rifugge dai temi
sociali: Little Rock tocca quello dell’alcolismo, I Think About You
quello della violenza in famiglia, Not That Different quello della
tolleranza razziale, The Eleventh Commandment quello della violenza sui
minori. Ma più ancora che l’impegno mi piace ricordarne, da fedele fan, alcune
‘chicche’: A Bible And A Bus Ticket Home (Extremes) un titolo ed una
storia come una fotografia di un Sud faulkneriano, una bella versione di Big
River (In This Life),Anyone Else di Radney Foster (si sente!) e Someone
You Used To Know (entrambe da The Walls Came Down) in cui
l’intreccio di voce e steel tocca notevoli picchi emozionali.
Sul
palco, Raye aggiunge sovente pepe al suo repertorio spizzicando brani di
R&B e Rock&Roll. Lo rivediamo volentieri sul palco di Gstaad sapendo
che in questi anni con il suo lavoro, la sua bravura e la sua onestà artistica
si è guadagnato l’affetto e il rispetto dei fans e dell’industria discografica
in quel di Music City.
Per molti
di noi tuttavia, il vero headliner è Gary Allan, brunone tenebroso e romantico
(nell’ultimo anno, un po’ ingrassato) che ha definitivamente conquistato il
mercato solo di recente con Smoke Rings In The Dark, single e omonimo
CD, solidamente platino, del 1999. Una gran bella voce tenorile, sinuosa, con
un fondo sabbioso come le spiagge della sua California, è indiscutibilmente
personaggio e artista affascinante, tra i migliori della attuale leva di
neotradizionalisti.
A
sostenerne le qualità individuali, un’ottima scelta di repertorio (brani di
Marty Stuart, Conway Twitty, Shawn Camp, Kevin Welch), di autori (tra gli
altri, Jamie O’Hara, Kostas, Gary Burr, Bob McDill, Brent Moyer), di produttori
(Mark Wright, Tony Brown, Byron Hill). Debutta nel 1996 con un CD che ha un
titolo inequivocabile, Used Heart For Sale, a dichiarare dove stanno
cuore e radici (quale rapper o rasta o altro alieno potrebbe esprimersi così?):
hard core honky tonk, cuori spezzati, jukebox, birra, fumo e solitudini.
I testi
sono di quelli che celebrano la country music delle storie vere, quotidiane,
delle genuine emozioni. Così nel secondo CD, It Would
Be You, del 1998. Provate a resistere all’impatto emotivo di versi come
quelli iniziali della title track: “It’s hard describing a heartache, Cause
it’s a one-of-the-kind thing, Serious injury and a whole lot of endless pain,
If it was a storm I’d compare it to a hurricane…”. Roba da far piangere George Jones.
O di canzoni come I’ll Take Today, I Ain’t Running Yet e Forgotten
But Not Gone. Steel
e harmonies avvolgono la voce, un po’ ruvida e nasale il giusto. Se ci riuscite
siete degli insensibili.
Nel terzo
CD, il già citato Smoke Rings…, i toni si attenuano, aumenta
l’introversione, nello stile c’è qualche cedimento al Nashville pop corrente
(non a caso forse è l’album più venduto e quello del consolidamento) ma l’anima
è quella di sempre ed i pezzi forti, oltre alla title track, hanno titoli come Don’t
Tell Mama, Cryin’ For Nothing, Bourbon Borderline (!), Cowboy
Blues. Ora è in arrivo il quarto CD e la Country Night sarà probabilmente
un’occasione per averne un’anteprima. Consiglio di comprarlo subito se lo vedete
negli scaffali di George Tanner: andrà via come brioches.
Di poco
più recente debutto è Sara Evans, elegante brunetta dal Missouri, sponsorizzata
nientemeno che da Harlan Howard e da Pete Anderson che le produce il primo
album Three Chords And The Truth del 1997, reputato da molti come il suo
migliore. Se non migliore, è sicuramente il più ‘tradizionale’ in una
progressione che, inevitabilmente di questi tempi, porta al country-pop di Born
To Fly da cui l’attuale single I Could Not Ask For More.
Ma pur
lasciando ai gusti personali l’ardua sentenza, non si può negare
l’intraprendenza e le peculiarità che in pochi anni hanno fatto di lei una
promessa su cui scommettere: Top New Female Vocalist 1997 per l’Academy of
Country music, la solita gran bella voce, una sperimentata capacità da autrice,
un lungo elenco di collaborazioni prestigiose (George Jones, Vince Gill, Alison
Krauss) e di altrettanto prestigiose partecipazioni da vocalist (The Key
di Vince Gill, Evolution di Martina McBride, King Of Nothing dei
Warren Bros e tributi a Dwight Yoakam e Tammy Wynette).
Insomma,
tutte le necessarie carte a posto per affermarsi in Music Row. Sarà
interessante verificare sul palco se la tendenza al pop è trattenuta o
debordante.
Ad aprire
lo show, e a denunciare la fretta e gli imbarazzi nel definire il programma, è
stato chiamato John Brack, Mr. Swiss Country in persona. Più che dignitoso ma
proprio non si poteva fare di meglio?