Violinista straordinario e spettacolare, artista eclettico, folletto sul
palco, Mark O’Connor è attualmente riconosciuto come uno dei personaggi più
ricchi di talento nella scena attuale della musica, ogni tipo di musica, un
vero e proprio genio del violino e del fiddle. Il suo stile e i suoi interessi
sono senza confini, dalla tradizione al suono più commerciale fino alla musica
classica, passando attraverso sperimentazioni, studi e ricerche che lo hanno
portato da subito alla perfezione nel suo strumento.
Nato il 5 agosto del 1961 e cresciuto a Seattle, si dedica intensamente allo
studio di fiddle tune: come ragazzo prodigio inizia il suo viaggio musicale con
l’esibizione al Grand Ole Opry e con il primo album Mark O’Connor
all’età di soli dodici anni. Subito dopo vengono le vittorie a numerosi e
prestigiosi fiddle contest e altri quattro dischi. In Markology nel 1978
lascia il violino per la chitarra, si fa aiutare da David Grisman e Tony Rice
ed è ugualmente un capolavoro. Nel 1980 è in tour con Dave Grisman e
successivamente con il violinista jazz Stephane Grappelli. In quel periodo è
già considerato il più grande dei fiddler ed i suoi orizzonti si ampliano
ulteriormente con l’ascolto di varie forme musicali di tutto il mondo, che lo
influenzano nelle sue composizioni.
Suona in tour con Doc e Merle Watson, John McEuen, Chris Hillman, Peter
Rowan e poi si ritrova a Nashville. Lì, nonostante il suo lavoro sia più da
studio come session-man (è molto richiesto da tutte le star del country, e dal
in pochi anni partecipa a più di 450 dischi, la maggior parte
prestigiosissimi), trova tempo per una serie cospicua di lavori solisti. Non
solo country, ma la sua feconda vena di compositore lo porta a lavori eclettici
ed originali,sempre brillanti e
piacevoli. Rilevante è New Nashville Cats del 1991, nel quale suona con
più di cinquanta tra i migliori strumentisti e cantanti della scena di
Nashville: alcuni singoli tratti da questo disco arrivano molto in alto nelle
classifiche country. Appena precedente a questo disco è Retrospective,
una raccolta in ordine cronologico dal 1974 al 1982 tratta dai primi sei album
per la Rounder, che permette di seguire la sua evoluzione musicale. In questo
periodo molti sono i premi come strumentista dell’anno da ACM e da CMA.
Lascia parzialmente il lavoro in sala d’incisione per dedicarsi ai concerti
nei quali si esibisce, oltre che con il violino, anche con mandolino e
chitarra, tracciando un completo ed esauriente viaggio attraverso bluegrass,
texas-swing, musica classica. Nel 1993 esce anche Heroes, un album dai
molteplici stili nel quale raccoglie tutti i migliori violinisti del mondo, da
Jean Luc Ponty e Charlie Daniels, da Vassar Clemens a Stephane Grappelli a
Byron Berline, e con un cameo di Bill Monroe.
A metà degli anni ’90 lascia la casa discografica Warner Bros che lo ha
accompagnato per una diecina d’anni ed approda alla Sony: esce Appalacchia
Waltz con la collaborazione di Yo Yo Ma e Edgar Meyer, ed il seguito Appalacchian
Journey riceve un Grammy Award nel 2001. In quell’anno registra Hot
Swing!, live con solo l’ausilio di basso e chitarra, dedicato all’amico di
sempre Stephane Grappelli, disco molto acclamato dalla critica, e due anni dopo
ne esce il seguito, In Full Swing. Interessanti sono anche Midnight
On The Water, registrazione di un suo concerto live del ’98 che lo consacra
definitivamente come uno dei più grandi artisti americani e le molteplici
collaborazioni con varie orchestre. Oggi un buon modo di conoscerlo è una
raccolta uscita nel 2003, Thirty-Year Retrospective: stupendo traguardo
per trenta anni di intensa e prolifica carriera di un giovane appena
quarantaduenne.