I Sons Of The Pioneers sono stati il gruppo più importante in assoluto nella
musica western, sia dal punto di vista vocale, che strumentale ed il gruppo di
riferimento per quanto riguarda le cowboy songs, definendo gli standards per
ogni gruppo a venire.
Sono stati anche uno dei più longevi gruppi vocali di musica country con una
vita – come band - che ha superato i sessant’anni. Al di là della loro
longevità, la loro importanza imprescindibile risiede nella purezza della
qualità del loro lavoro. Le armonie vocali assolutamente superbe ed i relativi arrangiamenti,
non meno brillanti, hanno deliziato tre generazioni di ascoltatori ed hanno
altresì ispirato numerosi artisti solisti e gruppi, fra i quali non possono
essere dimenticati i californiani Sons Of The San Joaquin, loro eredi
spirituali.
Le loro radici affondano negli anni bui della Grande Depressione americana a
cavallo fra gli anni ’20 e gli anni ’30. In quel periodo Leonard Slye (poi noto
col nome d’arte di Roy Rogers a partire da quando inizierà la carriera
cinematografica quale sostituto di Gene Autry) abbandona la nativa Cincinnati
per raggiungere la California nella primavera del 1931, accettando qualsiasi
lavoro onesto che gli consentisse di sopravvivere.
Per puro caso si iscrive ad un concorso per cantanti dilettanti indetto da
una radio di Los Angeles e dopo pochi giorni gli arriva un invito per
aggregarsi ad un gruppo chiamato The Rocky Mountaineers.
Oltre a cantare, Leonard Slye suona la chitarra e si esibisce in gustosi
yodels, ma per espandere il campo vocale, il gruppo ha bisogno di un altro
cantante ed è così che Bob Nolan (Robert Clarence Nobles all’anagrafe) entra a
far parte della band.
Nei mesi seguenti i due vocalists sviluppano un’armoniosa intesa
professionale che purtroppo si interrompe allorquando Nolan abbandona il gruppo
a causa di una profonda insoddisfazione causata della mancanza di successo e
viene sostituito da Vernon 'Tim' Spencer.
Nella primavera del 1932 Slye, Spencer ed un altro cantante di nome Slumber
Nichols abbandonano i Rocky Mountaineers con l’intenzione di formare un trio,
che non si realizzò mai. Slye e Spencer passano un anno vagando da un gruppo
all’altro (International Cowboys e O-Bar-O Cowboys fra gli altri) fino a quando
Spencer getta definitivamente la spugna a seguito di un tour disastroso, mentre
Leonard Slye prosegue caparbiamente nella sua carriera musicale entrando a far
parte di Jack LeFevre & His Texas Outlaws.
Nel 1933 le cose cominciano a cambiare: Leonard Slye convince Tim Spencer a
riprovarci ed i due recuperano anche Bob Nolan, cominciando così a guadagnare
consensi radiofonici crescenti come The Pioneer Trio. Il gruppo, nella sua
line-up primordiale, consta quindi di Slye (che chiameremo d’ora in poi Roy
Rogers), Bob Nolan e Tim Spencer alle voci, con Nolan che suona anche il basso
acustico e Roy Rogers alla chitarra ritmica.
All’inizio del 1934 il sound si arricchisce del fiddle di Hugh Farr, che
canta anche da basso ed occasionalmente da solista. Il nome del gruppo cambia
per un puro caso alla vigilia del loro debutto su scala nazionale. Nel corso di
una trasmissione radiofonica, l’annunciatore li presenta come “The Sons Of The
Pioneers”. Alla richiesta di perché avesse arbitrariamente cambiato il loro
nome, questi si scusa adducendo la loro giovane età, troppo giovane per essere definiti
'pioneers', ma non per esserne figli. Il nome non era poi male, di fatto non
erano più un trio e così nascono ufficialmente i Sons Of The Pioneers.
Da allora la band ha ospitato nomi che sarebbero poi diventati illustri nel
panorama della musica western e delle cowboy songs: Karl Farr (fratello di
Hugh), Lloyd Perryman, Pat Brady, Ken Carson, Shug Fisher, Ken Curtis (noto
anche con il nome di Festus, dall’omonimo personaggio nella serie Gunsmoke,
trasmessa anche in Italia negli anni ’60), Tommy Doss, Roy Lanham, Luther
Nallie, Dale Warren, Rusty Richards, Doye O’Dell, Billy Armstrong, Billy
Liebert e Rome Johnson.
La carriera dei Sons Of The Pioneers risulta particolarmente eclettica,
visto l’inizio radiofonico, il periodo – sicuramente più caratteristico,
prolifico ed importante – discografico e la partecipazione a tantissimi film
catalogati quali B-movies, western confezionati su misura per la figura del
singing cowboy di turno, quali Gene Autry e lo stesso Roy Rogers. Fra i più
famosi vale la pena di ricordare Wagon Master e Rio Grande (1950) e The
Searchers (1956).
I Sons Of The Pioneers hanno registrato per varie etichette, dal debutto su
Decca nel 1934, alle prove su Okeh, Vocalion, American Record Company, fino
alla RCA Victor, label con la quale rimangono per ben 24 anni (con un piccolo
intervallo di un anno).
Fra i brani originali legati ai Sons Of The Pioneers, restano immortali le
ballate a firma Bob Nolan quali Tumbling Tumbleweeds, Cool Water, Blue
Prairie, The Chant of The Wanderer, A Cowboy Has To Sing, The Mystery Of His
Way, Happy Cowboy, Song Of The Bandit ed altrettanto celebri versioni di
classici altrui, quali Ghost Riders In The Sky (Stan Jones), The Last
Round-up (Billy Hill), senza dimenticare il patrimonio del cosiddetto ‘Public
Domain’ con capolavori quali Red River Valley, Home On The Range, Carry Me
Back ToThe Lone Prairie, Sweet Betsy From Pike e Cowboy’s Dream.
Altrettanto indissolubilmente legato ai Sons Of The Pioneers resta comunque
un brano a firma Dale Evans (moglie di Roy Rogers): quella Happy Trails
che è diventata un po’ il manifesto della canzone western nella sua vena più
romantica.
Trattandosi di materiale registrato molti anni fa, il vinile originale è
logicamente irreperibile, ma resta un progetto più che meritevole il cofanetto
(4 CD) della Bear Family Records intitolato Wagons West (BCD 15 640 DI)
per avere almeno un’idea del la loro importanza.