A due anni di distanza
dal promettente primo album eponimo e dalla brillante affermazione ottenuta a
Kerrville nello stesso periodo, Mark Erelli sembra aver compiuto un
significativo salto di qualità. Billboard, Acoustic Guitar e il Boston Herald
hanno tessuto le lodi di questo giovane singer-songwriter e perfino un artista
affermato come Dave Alvin ha dichiarato di ammirare profondamente i mezzi
vocali del suo romantico collega.
Sulla linea degli Ellis
Paul, dei Cliff Eberhardt e, in genere, dei cantautori dell'East Coast, Mark
prosegue sui percorsi del folk rock, alternando brani più intimistici,
costruiti sui bei giri della sua chitarra acustica, a canzoni elettrificate,
blues, western swing, ‘rootsy’.
Il disco può vantare un
duetto con Kelly Willis, reginetta del country, e si avvale del valido apporto
di Duke Levine, già collaboratore di Mary Chapin Carpenter e di Kevin Barry,
entrambi preziosi sostegni sugli strumenti a corda. In un lotto di buone
canzoni in cui si alternano saporiti jingle-jangle a taglienti blues e a
nostalgici finger-picking, abbiamo apprezzato particolarmente l'orecchiabile
title track, l'ispida Free Ride, tagliente percorso bluesy da vicolo
cieco, la dolce Before I Knew Your Name, un cuore lanciato oltre il
cancello, la terrosa ed esoterica Take My Ashes To The River, fornita di
martellanti percussioni e dell'ipnotico suono della jaw harp. Bella voce
tenorile, una spiccata inclinazione alla melodia e parti strumentali ben
assemblate sono il sale di un album che entra presto in circolazione, fra
chitarre echeggianti, mandola e steel guitar, momenti rilassati ed altri più
sanguigni.
Nulla, evidentemente, da
valere un'ammissione alla Rock & Roll Hall Of Fame, ma un disco fresco e
spigliato, cantato con originalità e suonato con passione. Vale un posto di
rispetto nella fitta carovana della canzone d'autore.