Non sbaglia un disco la
regina del grass mainstream (semplice dato di fatto, senza alcuna malizia o
negatività). E come potrebbe sbagliare, con quella voce e quella sensibilità di
interprete, che sa impossessarsi di ogni canzone e fartela sentire come se
fosse proprio la tua, e con quei musicisti e autori, da Jerry Douglas a Dan
Tyminski a Robert Lee Castleman, raffinati artigiani e consumati
professionisti. Quando poi a questi si aggiungono autori come Woody Guthrie
(splendida la rilettura di Pastures Of Plenty cantata da Tyminksi, la
voce di Clooney in O Brother Where Art Thou?) o la coppia Gillian
Welch/David Rawlings (Wouldn't Be So Bad è un capolavoro di grazia
pastorale) è davvero difficile sbagliare un disco. E quando poi la soave Alison
si ricorda di essere anche una violinista (come nella strumentale Unionhouse
Branch regalatale da Douglas e nella già ricordata Pastures Of Plenty) la
festa è completa.
Il gioco di squadra tra
Alison e i suoi musicisti è il plus del disco: oltre a Tyminksi, anche il
chitarrista Ron Block si alterna in un episodio alla voce, e questa
molteplicità di voci, che veicolano emozioni e sguardi diversi, contribuiscono
a muovere il disco, così come le diverse sfumature nelle quali viene di volta
in volta declinato il country.
Tutto scontato insomma?
Se diamo per scontato talento, gusto e sensibilità, sì. In caso contrario,
questo disco è un piccolo gioiello. Per tutti: mainstream grass appunto.