Personaggio schivo ed
introverso, di poche parole ma dalle molte grandi canzoni, Guy Clark torna ad
autoprodursi per la Sugar Hill con la quale aveva già collaborato con Old
Friends. Scomparso Townes Van Zandt, questo songwrìter texano ne è il più
naturale erede spiritual-musicale. Una delle più interessanti figure emerse
dalla progressive country-scene texana degli anni '70, non solo è ancora in
grado di recitare un ruolo di primo piano negli anni '90, ma rimane tuttora uno
dei più grandi songwriter in circolazione.
Se le sue registrazioni
sono divenute, con il passare degli anni, sempre più disadorne e acustiche
nella loro essenzialità, il suo stile si è arricchito spogliandosi di inutili
orpelli. Guy è divenuto sempre più immediato, diretto, fiero dell'affascinante
durezza del suo modo di porgersi. Certo non sottovalutiamo i suoi lavori per la
RCA e la Warner, ma rivalutiamo i meno ‘prodotti’ ma ugualmente ricchi lavori
delle ultime produzioni.
Nella sua scrittura e nel
suo modo di interpretare ritroviamo lo scarno stile di un Van Zandt, cui questo
album live, registrato durante tre giorni di concerti al Douglas Corner Café di
Nashville nel novembre dello scorso anno, è dedicato. Vi troviamo la grande
poesia di un romantico che è troppo legato al duro mondo reale per poter
lasciarsi andare ai sogni.
Guy Clark, alla guida di
un quintetto acustico che comprende Darrell Scott, dobro, Verlon Thompson,
chitarra, Suzu Ragsdale, chitarra e accordeon, Kenny Malone, percussioni, ed il
figlio Travis, basso e voce, ripercorre la sua carriera dagli esordi sino ad
oggi. Ci ripropone una serie impressionante di melodie familiari che ci hanno
accompagnato nell'ultimo ventennio. Lo fa nella formula semplice e scarna che
predilige, dove la ‘produzione’ del materiale è ridotta all'essenziale facendo
della spartana povertà degli arrangiamenti vocali e strumentali un incredibile
ricchezza artistica e raffinatezza stilistica. Una voce dura come cuoio trasuda
poesia in ballads memorabili: LA Freeway, Texas 1947, That Old
Time Feeling, sino ad arrivare all'inno Desperados Waiting For A Train,
sono più di una sorta di greatest hits live.
Per la prima volta nella
sua carriera registra un album dal vivo e, facendolo, nobilita un repertorio
che ha pochi uguali in un'affascinante quanto scarna dimensione dove nulla è
superfluo e tutto suona ancora vivo ed attualissimo. Guy realizza con Keepers
un suo lontano desiderio, rivisitare le sue canzoni da tenere, da conservare,
nella loro dimensione più vera, intimista e personale, non manipolate da
produzioni che ne alterino significati e valori espressivi: le ‘keepers’ del
titolo. Non mancano, accanto alle già citate, altre gemme del suo repertorio: Homegrown
Tomatoes, South Coast Of Texas, Better Days e Texas Cookin', tutte in
chiave rigorosamente acustica.
La ruvida e vissuta voce
di Clark brilla di nuova luce incastonata in questa preziosa montatura
unplugged di strumenti a corda: lancia nuove abbaglianti emozioni, esalta di
nuovi riflessi ogni vecchia canzone. Nel primo live della sua carriera non
manca di regalarci due nuove composizioni: A Little Of Both, bluesy song
scritta con Verlon Thompson con belle sonorità slide, e Out Of The Parking
Lot, delicata e romantica canzone scritta con Darrell Scott che descrive il
mondo visto da un musicista durante la sosta in un parcheggio.
Guy è stato gratificato
del titolo di leggenda vivente, cosa poteva fare di più una label se non
lasciare piena libertà di esprimersi a questa leggenda?
Il songwriter ha ripagata
con qualcosa di bello e prezioso che vale veramente la pena conoscere e
conservare. Tenetevelo stretto! Parafrasando quello che scrive Clark in Desperados,
posso concludere dicendo: "per me è uno degli eroi di questo Paese".
Alla fine, non vorremmo mai che smettesse di cantare i versi di quella vecchia
canzone.