Dopo
quattro anni di silenzio, il giovane artista dell’Oklahoma torna in pista con
una nuova casa discografica, un nuovo nome (prima usava il diminutivo Ty) ed un
nuovo produttore d’eccezione come Garth Brooks con il quale ha condiviso gli
anni del college e sei anni di concerti in tutto il mondo come acoustic
guitarist.
Proprio
Brooks, che appare anche come vocalist, ha convinto i capi della Capitol a
mettere sotto contratto England e a garantirgli la possibilità di poter
lavorare ad un album senza forzature dall’alto.
Rispetto
ai precedenti due dischi (già di discreta qualità) questo nuovo lavoro
rappresenta un momento cruciale nella carriera di England scaricato dalla MCA
di Nashville dopo il non eccezionale successo di Two Ways To Fall.
In
effetti il disco risulta già al primo ascolto più che piacevole anche se non di
grande impatto immediato proprio per una maggiore ricercatezza negli
arrangiamenti e nei suoni che mirano ad un equilibrio tra elettrico e acustico
tra ritmiche sostenute e ballate più raffinate,tra moderno e tra-dizionale.
Il CD si
apre con My Baby No Esta Aquì No More pezzo di chiara ispirazione
messicana, sostenuto dall’accordion di Wayne Toups e dal fidlle di Rob Hajacos.
L’ atmosfera cambia subito con She’s Gonna Miss Me When He’s Gone, ed è
proprio in queste canzoni dal sapore introspettivo che il cantato
confidenziale, quasi da storyteller di Tyler produce le cose migliori e le
ballate Blame It On Mexico (già incisa in passato da Gorge Strait) e I
Drove Her To Dallas (sostenuta da un ottimo lavoro di fiddle e steel) ne
sono una bella dimo-strazione.
Una nota
a parte merita Travellin’ Soldier,scritta da Bruce Robison (presente
come autore e harmony vocalist anche in She Don’t Care About Me) che
racconta la vicenda commovente di un giovane soldato morto in Vietnam e
dimenticato da tutti ma non dalla giovane donna a cui ha scritto lettere dai
diversi campi militari.
Il pezzo,
arricchito dal mandolino di Sam Bush, dal dobro di Jerry Douglas e dal
controcanto di Andrea Zonn, colpisce subito al primo ascolto e commuove se
riascoltato con davanti le parole del testo. Capolavoro!!
Ma
Robison non è l’unico autore di scuola texana presente, a lui si aggiungono
nomi del calibro di Neal Coty (Collect From Wichita), Clay Blacker (Too
Many Highways) oltre a Shane Stockton per il già citato brano d’apertura.
Un’altra
segnalazione è doverosa per la bonus track finale Should’ve Asked Her Faster,
pezzo swingatissimo già inciso da England nel suo secondo album e che viene qui
proposto in duetto con Steve Wariner che lo impreziosisce con la vena
chitarristica di cui è capace.
In
conclusione con Highways & Dance Halls Tyler England dimostra di
essere cresciuto artisticamente di aver perfezionato lo stile baritonale della
sua voce e se anche non si può pronosticargli un futuro da grande star, è
giusto che England si ritagli un suo spazio nell mercato discografico. Sono
convinto che il suo stile possa incontrare i gusti degli amanti della country
music tradizionale.