Tutto
cominciò con la registrazione del disco Manzanita nel ‘77. Tony raccolse
intorno a se alcuni dei migliori artisti dell’area newgrass per incidere un LP
che, ancora oggi, è ritenuto una pietra miliare della moderna musica acustica
americana.
Alcuni
dei musicisti coinvolti rimasero con lui per dar vita a quella che da subito fu
definita la più importante formazione ‘bluegrass oriented’, The Tony Rice Unit,
che riusciva a stare amabilmente in bilico fra tradizione e innovazione, che
sviluppò il concetto di bluegrass escludendo il banjo senza farne sentire la
mancanza, che tracciò una strada battuta successivamente da cantanti e
musicisti dichiaratamente vicini al suono bluegrass, ma più disponibili nei
confronti di altre culture musicali, di matrice tradizionale bianca così come
verso certo rock e, particolarmente, verso il cantautorato di classe, al fine
di creare una sorta di nuovo ‘pop acustico’.
La
produzione di Rice, ricca e d’altissimo livello, subì una brusca interruzione a
partire dalla metà degli anni ’90, da quando cominciò ad accusare seri problemi
alle corde vocali, così dannatamente seri da non permettergli più di cantare.
Da allora, escluso un CD di ‘gospel guitar’ per un’etichetta minore, Rice ha
registrato, saltuariamente, per dischi altrui in qualità di ospite.
Inevitabilmente, la band si sciolse, Jimmy Gaudreau formò i Chesapeake e in
seguito il trio con Bennett & Auldridge, i fratelli Simpkins rafforzarono i
Seldom Scene e Wyatt Rice mise in piedi i Santa Cruz.
Oggi
questa Tony Rice Unit è tornata, con del materiale completamente inedito. Sono
tutte registrazioni risalenti alla fine del ‘96, oltre ad un brano del ‘99 e
un’infinita, esplosiva Sally Goodin’ con la quale amava chiudere i
concerti, anche qui dal vivo nel ‘93. Assolutamente imperdibile.