Era dai tempi dei New Lost City Ramblers che non sentivo
un disco del genere. Alla fine degli anni '50 Mike Seeger, Tom Paley e John
Cohen cercarono di riproporre la musica rurale delle
origini, quella pre-bluegrass e pre-country, con un rispetto e un'onestà
assolute. Pur essendo musicisti di estrazione urbana,
applicarono un rigore filologico alla loro ricerca degli stili e delle tecniche
presenti nella cultura che riproponevano. Molti gruppi ripresero la letteratura
old time ma nessuno con pari rigore ed efficacia, e
probabilmente, con pari passione.
Ora ecco spuntare dal nulla questo trio che
rievoca il sound purissimo di quel gruppo pur nello splendore della moderna
tecnologia. Bruce Molsky, il leader,
primo fiddler e vocalist, viene da New York, che certo rurale non è.
Beverly Smith, cantante e chitarrista, è californiana, cioè
nata sulla costa opposta. Infine Rafe Stefanini, old time banjo e secondo
fiddle, è di origine... italiana, com'è ovvio, visto
il nome.
Sono giovani d'oggi, questo è fuor di dubbio, ma amano le loro radici.
Lo si capisce da come presentano questi fiddle tunes e
hillbilly songs, imparati da polverosi 78 giri o da raccolte ripescate su
qualche bancarella o in silenziose biblioteche. Con reverenza
sì, data la venerabile età media dei brani, ma con divertimento autentico e
gusto di fare qualcosa di trasgressivo. Già perché cosa c'è di più
trasgressivo che rifiutare la logica di un'industria discografica che
condiziona i gusti e propone prodotti preconfezionati, finalizzati unicamente
al proprio profitto? Qui invece c'è cultura, il piacere di
fare musica homemade, semplice perché basta un violino e un banjo suonato
magari in frailing style, ma non per questo insulsa e stereotipata.
Anzi, il divertimento è assicurato.
Per ogni brano sono forniti testi, accordature e fonti ma senza
intenti e pedante didascalismo. La loro musica, insomma, è come un vino ben
invecchiato che anche oggi ha il sapore giusto.