BRUCE COCKBURN: "The charity of night" (RykodiscRCDio366)
"La notte, come la pace, è uno stato
d'incertezza". Dai tempi di In The
Falling Dark Bruce parla dell'oscurità, stato d'animo fra verità e dubbio,
mistero e svelamento. Questo nuovo disco è un conflitto fra la salvezza della
luce e il richiamo delle ombre.
'Affamato d'alba', egli è traduttore del linguaggio delle stelle, filtro
umano fra terra e cielo. Ritrovarlo, ma già le due opere precedenti (senza
contare l'angelico Christmas) ce lo avevano
offerto toccato da una ispirazione smagliante, sulla lunghezza d'onda dei
capolavori degli anni '70. ci emoziona profondamente.
Cockburn è un artista spirituale, fra i più infaticabili
indagatori dei meandri dell'anima. "Porto le mie ombre là dove esse sono
difficili da vedersi, ma esse mi seguono ovunque..."
Bruce che ha infilato l'anello di re Salomone e conosce le
parole dei piccoli animali, il battito delle rocce, l'accendersi improvviso del
cielo, i mondi nascosti nelle fiamme crepitanti, le storie racchiuse in una
goccia d'acqua, ci parla della notte e della speranza, in un disco di toccante
bellezza, innocente e pieno di libertà interiore, fra i più affascinanti da lui
mai pubblicati.
Il cambio di etichetta, l'apporto
di Ani DiFranco, della Muldaur, Bonnie Raitt, Bob Weir, restano aspetti
secondari in questa sequenza di ori che non sono folk, né jazz, ma Cockburn
soltanto. Essenziale è invece la collaborazione di Gary Burton, un gigante nel
suo mondo.
I bagliori del vibrafono, le bolle iridate dei suoi
tocchi, sono uno dei miracoli di The Charity Of
Night. Il vib e la 'acustica' di Bruce si integrano
magicamente in suoni interiori, vitrei.
Spiccano leggeri voli. Chi arriverà più in alto? Il canto
di Cockburn è sacerdotale, aereo come il volteggiare di Ariele,
ma drammatico, più tormento che estasi. Ricorda talvolta, specie nelle
declamazioni, gli accenti tragici di John Trudell.
Le songs hanno accessi difficili, impegnativi, ma una
volta che il chiavistello è saltato, il suono si espande mantrico, in
un'ebbrezza di sonorità che credevamo perdute, ora raffioranti nella loro
purezza.
La voce serica di Bruce attacca nell'iniziale Night Train, uno dei suoi brani 'circolari',
ipnotico, opalescente, con nervosi spasmi sull'elettrica nel finale. Get Up Jonah si apre al lirismo di Burton, presenta scenari
lividi e fumosi, soffre di un dramma interiore. Il disco decolla, si libra, non
scenderà più.
Pacing The Cage col suo
dolcissimo arpeggio e la voce matura diBruce che si modella su accordi argentei, come un fragile,
ardito castello di carte.
Sono le tinte di Joy Will Find A Way!
Gli succede uno strumentale indimenticabile.
Frasi irripetibili sulla chitarra,
vib in vista del sole. Raggi invasi di pulviscolo feriscono l'ombra: Mistress
Of Storm.
Dopo quest'oasi, la lenta,
semiacustica The Whole Night Sky, stupenda ballata di larici grondanti
neve e natura addormentata in teneri sogni.
The Coming Rains è un
pezzo disteso, pieno d'ossigeno.
L'Africa gelosa dei suoi segreti, la
pioggia attesa come un avvenimento magico. Birmingham Shadows, di consistenza onirica, speziata di
jazz. Ancora molto interiore. The Mines Of Mozambique
e il ritmo ossessivo della chitarra.
Una canzone labirintica, tribale. Live
On My Mind è la vetta con i suoi contrappunti di chitarra, come fili di
ragno. The Charity Of Night, e le note si
sciolgono come cristalli di neve sotto le dita di Bruce.
Il suo canto alato non è più raggiungibile,
sembra dirci la fisarmonica di Macerollo. Chiude Strange Waters,
solenne della sua resophonic guitar e di un'enorme forza evocatrice. La notte
scende caritatevole. E' amica. Bruce ha acceso una fiaccola che non si
spegnerà.