In un panorama
bluegrass che si rivela sempre più a buon livello, anzi ad alto livello, occorre avere qualche cosa di particolare che possa
farsi ricordare dagli appassionati. Questa è l’unica spiegazione che posso
darmi sul fatto che i Bluegrass Brothers aprano questo loro ultimo dischetto
con la voce troppo alta ma al contempo nasale, troppo
intensa, a volte anche indisponente del loro bassista Victor Dowdy. Sì,
si può obiettare che queste cose le dicevano, o le dicono anche a miti quali
Del McCoury, Jimmy Martin, allo stesso Bill Monroe, o per altri versi ad Alison
Krauss: a questo punto l’augurio è di egual successo
anche a lui.
Restiamo al
disco, non solo gradevole ma bello: il suono è tagliente ed incisivo, energico
come piace ascoltare, tradizionale e brillante, ed anche le voci nel complesso
sono positive. I lead vocal sono distribuiti a tutti i
componenti di questa band/famiglia della Virginia: a
Robert e Steve Dowdy rispettivamente fratello e figlio di Victor ed al
mandolinista Jack Leonard. Da segnalare come ospite l’appena
sedicenne Donald Dowdy, altro figlio di Victor, con voce e firma ad un brano
che fa molto ben sperare per il futuro.
La scelta dei
pezzi è coerente, tra originali anche scritti da loro e cavalli di battaglia.
Solo Wait A Minute di Herb Pedersen mi lascia un po’
perplesso, magari è un giudizio soggettivo: struggente, molto ben
eseguita, ma mai stupenda quanto l’originale. Un’ultima parola sulla
title-track, un brano molto orecchiabile scritto da Tom T. e Dixie Hall: Old
Crooked Trail è il nome dato ad una strada che attraversa gli Appalachi nel
sud-ovest della Virginia, lungo la quale si trovano
alcuni luoghi storici della musica old-time, country e bluegrass. Ed i BGB
hanno le carte in regola per esserne non solo testimoni,
ma protagonisti.