Lo sconosciuto Bob Brozman, nato a New York quarantanni fa, è uno dei
più grandi specialisti moderni di slide guitar; ma oltre ad essere un gran
virtuoso è un personaggio in possesso di un background culturale di assoluto rilievo: sin da giovane studia musica ed
etnomusicologia presso la Washington University di St. Louis,
spostandosi di frequente nel profondo sud per intervistare sul campo (ma anche
per suonare) i vecchi bluesman sopravvissuti. Ben presto, Bob diviene
un'autorità in materia di blues e jazz delle origini, oltre che gran
collezionista di vecchi 78 giri di musica hawaiana; scrive anche diversi saggi
all'interno di riviste specializzate, ad esempio Guitar Player, divenendo
spesso egli stesso oggetto di analisi. Insomma, un artista completo e di gran peso, una sorta di Ry Cooder
con qualche anno meno.
Lo stile di Brozman è intriso di gran humor,
che lascia apparire nei momenti più impensati, ora con un improvviso falsetto
alla Zappa, ora con repentini cambi di tempo. Fate caso
allo stranissimo e ironico ska-blues intitolato Cold & Broke, in cui
il musicista sovraincide tutte le chitarre: è sufficiente una raggae guitar
d'accompagnamento che rispetti gli intervalli ritmici propri della musica
giamaicana per spezzare la prevedibilità dell'irremovibile 4/4. Dopo le
sognanti atmosfere hawaiane contenuti in Moana Chimes, o le taglienti
bordate di slide in Highway 49, s'arriva al vertice dell'album,
raggiunto con il geniale Telephone Arguing Blues, caratterizzato da
continui cambi di tempo al di sopra dei quali
s'intersecano gli impossibili e audaci fraseggi del chitarrista.
In Brozman abbiamo individuato un solo veniale difetto: talune
forzature vocali che a volte sfiorano l'eccessivo. Per il resto tutto ok. Un
personaggio che gli appassionati di David Bromberg e di Ry Cooder apprezzeranno
sicuramente.