Seconda prova per questa band che
nelle note di copertina scrive: “il nostro primo CD
era basato sull’introspezione dei linguaggi musicali del bluegrass, jazz e
klezmer mentre questo lavoro è nell’esuberanza di tali linguaggi”. Nulla da
aggiungere, risultato ampiamente raggiunto.
Una super band che
vede Matt Glaser al piano e violino, Tracy Bonham, Ruth Ungar e Aoife O’Donovan
alle voci, Tony Trischka banjo e chitarra slide, John McGann all’octave
mandolin e chitarra, Laszlo Gardony al piano, Jamey Hadda alla batteria e
percussioni, Jim Whitney al basso. Poi ci sono gli ospiti: Darol Anger, Bruce Molsky e Jay Ungar ai
violini, Art Baron al trombone, Steve Gorn al flauto,
Molly Mason ai cori, Rushad Eggleston al violoncello e Andy Statman al
clarinetto.
Tutta questa lunga lista di nomi per
comprendere la complessità del lavoro molto poco
riconducibile e molto fuori dai canoni. Tanti i brani
tradizionali più qualche contemporaneo ma tutti rivisti e corretti. Non
manca un tributo a Bill Monroe con Don’t Put
Off Til Tomorrow, unica traccia vagamente country. Molto jazz di qualità
tra le note, un pizzico di old time, qualche spruzzata
di irish e bluegrass, qua e là un po’ di klezmer ed ogni tanto una punta mai
esagerata di improvvisazione assai free.
Ascoltatevi la traccia di Monroe e
chi dice che il bluegrass è musica chiusa dovrà
ricredersi perché un buon arrangiamento, se originale e non banale, può aprire
verso qualsiasi direzione. Ottimo l’inserimento degli
strumenti a fiato, del piano e delle percussioni.
Nonostante le divagazioni resta comunque sempre di fondo l’anima tradizionale che lega
le song una all’altra in un percorso che seppur strano ha un suo naturale
procedere.
Perdonatemi l’americanismo perché
vorrei concludere dedicando a questo capolavoro un
sonoro WOW.