Strano
disco, per lo meno secondo i canoni standardizzati di valutazione, sulla base
dei quali siamo soliti misurare la validità di un disco.
Non fatevi
innanzitutto fuorviare dal numero dei titoli elencati sul retro del CD (22),
perché diversi brani sono classiche ‘recitations’ di cowboy poetry e cowboy
humor, per la comprensione delle quali è necessaria una conoscenza piuttosto
approfondita dello slang del sudovest.
I brani
cantati e suonati sono assimilabili alle ‘field recordings’ (se non altro per
gli arrangiamenti, che definire ‘spartani’ è un sottile eufemismo) collezionate
dal noto ricercatore e studioso di folklore USA Alan Lomax, quindi coloro che
immaginano di scoprire nuove cowboy songs resteranno irrimediabilmente delusi.
Presenze
meno sconosciute di altre sono rappresentate da Glenn Ohrlin, con diversi
albums all’attivo, anche su Rounder Records (divertente la sua cover del
classico di cowboy-humor The Cowboy’s Reincarnation) e Brownie Ford,
artista sotto contratto per l’etichetta Flying Fish Records, che propone i
traditional Streets Of Laredo e Banks Of The Ponchartrain.
Fra gli
interpreti (a me) sconosciuti abbiamo il piacere di essere introdotti a Everett
Brisendine, Ken Throwbridge, Johnny Whelan, Karin Haleamau (di indiscutibili
origini Hawaiiane), Duff Severe, Kindy Sproat, Junior Daugherty, Gary Haleamau
e Manu ed Ipo Kahaialii, personaggi questi che dubito fortemente avremo modo di
incontrare nuovamente sulle nostre piste musicali.
Il disco
è registrato live nel corso di un tour denominato appunto ‘Cowboy Tour’, ma
l’entusiasmo del pubblico appare comunque piuttosto tiepido, anche laddove le
barriere linguistiche non dovrebbero esistere, o comunque rappresentare un
problema.