Quarto
album del trio statunitense The Devil
Makes che già dal titolo I'm A Stranger Here si presenta come
un disco duro e cupo sia nei temi trattati che
musicalmente. La band, originaria del Vermont ma ora di casa a Santa Cruz in
California, ha un suono molto vario e
suggestivo di tempi passati. La
sua caratteristica distintiva, infatti, è questa capacità di fondere generi diversi per creare qualcosa di originale: ragtime con richiami garage,
bluegrass, blues con echi punk, country e un
po' di jazz. Musica che guarda
ai tempi passati ma resta coi
piedi ben saldi al presente. Tanti infatti sono gli elementi attinti dalla tradizione folk americana,
riassemblati e rielaborati secondo un'ottica più moderna e contemporanea.
Il
primo singolo estratto Stranger si può descrivere come
unmix di folk grezzo, blues tipico
del Sud degli Stati Uniti con tinte punk
e un anfetaminico jazz. La
band è conosciuta soprattutto per l'intensa attività live che li vede attivi da anni in giro per gli States
con artisti come Willie Nelson, Rodney
Crowell,Trampled By Turtles, Yonder Mountain String
Band.
Numerosi
inoltre sono i festival a cui hanno partecipato, come per esempio il Bonnaroo, Lollapalooza, Hardly Strictly Bluegrass,
Treasure Island e tanti altri.
I'm A Stranger Hereprende ispirazione proprio dai viaggi compiuti dai tre, dai loro tour senza sosta, dalle numerose strade, fisiche e figurate, intraprese
partendo dalla pittoresca cittadina rurale di Brattleboro nel Vermont dalla
quale sono partiti. L'assenza di una batteria all'interno della formazione fa
sì che la forza del gruppo venga dalle esuberanti tessiture ritmiche create
dalle scoppiettanti corde dei propri strumenti, chitarre contrabbasso e banjo,
che danno così vita a intense e coinvolgenti armonie.
Album ambizioso e di prima qualità da ascoltare con attenzione per capire e goderne
appieno.