Proveniente da quella zona
fertilissima artisticamente parlando che è Boston, Massachussetts,
Thea Hopkins rappresenta la canzone d’autore nella
sua accezione più lucida, impegnata e intensa, mischiando cenni autobiografici
alla capacità di approcciare fatti storici carpendone l’essenza più intima e significativa. Voce espressiva e grande talento nel comporre
melodie di impatto e notevole fascino, Miss Hopkins ha
saputo concentrare nelle sole sei canzoni di questo Love Come Down, suo quarto disco, i molteplici aspetti che fanno di
lei una storyteller di primo piano nella attuale
scena roots americana.
La canzone che apre e dà il titolo
al disco è una dolce e sognante invocazione, una richiesta d’amore in tempi
bui, segnata dalla tromba e dal flicorno di Tom Halter
che apporta fascinazioni jazz ad una canzone d’autore
appassionata mentre la seguente The GhostOfEmmettTillfotografa l’altro lato della personalità di Thea Hopkins, quello più introverso e impegnato, con una
storia struggente che ricorda il ragazzo afroamericano vittima del razzismo
nella cittadina di Money, Mississippi, con l’apporto di Noel
Paul Stookey del celebre trio Peter, Paul & Mary.
E ancora nel ‘deepsouth’ è ambientata Mississippi River, Mississippi Town, una
melodia misteriosa ed incantevole in cui Thea
imbraccia il banjo in un momento ricco di trasfigurazioni roots.
Il piano di Tim Ray, già con la band di LyleLovett, è invece protagonista di AlmostUpon A Time,
triste ballata che con la tromba di Tom Halter si
avvicina al Nick Drake di BryterLaytercon intrigante malinconia. Il
ricordo familiare della prozia, una ‘medicine woman’
della tribù AquinnahWampanoag
che abitava la zona di Martha’s Vineyard, è lo spunto per la notevole TamsonWeeks,
guidata dal violino di Mimi Rabson, mentre UntilThenci
lascia con il retrogusto dolce di una folk ballad
descrittiva.
Breve ma intenso, un album che
riesce in meno di trenta minuti a convincerci pienamente.