L'uomo si presenta in copertina appunto con un banjo e un trapano
(sul retro brandisce una chiave a pappagallo). Ha i capelli lunghi ed una
camicia da operaio, di quelle col nome sulla tasca. L'espressione è patibolare
e se andasse ad Hollywood gli darebbero una parte da cattivo.
L'impostazione generale è ironica, 'alternative' e dissacrante.
Tutti i pezzi sono scritti da lui, salvo le tracce 5 e 16. Il CD è
popolato da emarginati, poveri cristi e proletari: se andate in America loro
sono gli unici che incontrate sull'autobus, gli altri, i vincenti, vanno in
macchina.
Dal punto di vista musicale il lavoro è ben eseguito, ma sempre
con questo modo un pó cabarettistico e mai canonico. Andare cosí fuori dal
seminato puó essere divertente, forse da cima a fondo risulta un pó monotono.
Mike West, che canta e suona banjo, gitjo, banjouky, chitarre e
mandolino, è un californiano che mi ha ricordato John Hartford di cui peró non
possiede il piglio surreale e l'amore per la tradizione.
Altri musicisti sono: Myshkin (vocals, mandolin, guitars,
washboard, spoons), Sneaky Pete (basso) (sará lui, quello che vidi suonare la
steel con i Flying Burrito Bros. o è uno scherzo anche questo?), Matt Swiler
(batteria e percussioni), Slim Nelson (armonica).
Il primo pezzo si chiama Yard Sale ed è uno dei miei
preferiti. Con un veloce controtempo ed il banjo in evidenza fa venire in mente
certi arrangiamenti dei Newgrass Revival. Vi si descrive brillantemente una
cosa che mi piacerebbe ci fosse anche da noi: decidi che vuoi sbarazzarti degli
oggetti piú disparati che fanno polvere in casa, riempi di avvisi gli alberi
del quartiere e ammucchi tutto nel giardino lato strada. Se vuoi puoi anche
offrire delle bibite e delle torte.
Istituzione benemerita la Yard Sale puó anche offrire occasioni
interessanti in mezzo a tanto ciarpame.
Volendo fare un bilancio, i testi mi sono parsi piú validi delle
musiche, ma se non siete degli ultratradizionalisti potete dare una chance a
questo banjoista-trapanatore.
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